Tra Autismo e Schizofrenia vige, da sempre, una stretta correlazione.
Nei ragazzi affetti da Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) viene identificata un’alta percentuale di sintomi, quali: contenuti inusuali del pensiero, sospettosità, idee di grandiosità, anomalie percettive o eloquio disorganizzato, tipici della schizofrenia, talora subclinici o presenti per periodi troppo brevi perché possa essere diagnosticata una psicosi vera e propria.
I clinici si interrogano da tempo sulla traiettoria di sviluppo dell’ASD e se esista o meno una effettiva sovrapposizione o un nesso causale con la schizofrenia, ma la natura, la prevalenza e il significato prognostico delle esperienze psicotiche subcliniche nell’ASD rimangono ad ora scarsamente comprensibili.
L’ASD è stato inizialmente descritto come un sottotipo di schizofrenia ad esordio nell’infanzia. I due disordini condividono sintomi di ritiro sociale, deficit nella teoria della mente e anomalie sensoriali, nonché una base genetica, biologica e familiare comune. Un’aumentata percentuale di psicosi è stata identificata in individui con ASD ma questi sintomi psicotici sono stati per anni sottodimensionati o al contrario enfatizzati a causa della impossibilità di effettuare una doppia diagnosi tra i 1980 e il 1994, in quanto non approvata nelle prime edizioni del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM).
Uno studio longitudinale appena accettato su Child & Adolescent Psychiatry compara le caratteristiche di base, i profili clinici e gli esiti di conversione di giovani individui ad alto rischio di psicosi (CHR) con e senza diagnosi di ASD, di età compresa tra i 12 e i 35 anni.
I giovani identificati come pazienti ad alto rischio di psicosi (CHR) presentano sintomi psicotici e/o un decadimento funzionale insorti o peggiorati nell’ultimo anno, associati o meno a suscettibilità genetica.
I risultati mostrano che i pazienti ad alto rischio di psicosi con diagnosi concomitante di ASD esprimono relativamente gli stessi sintomi psicotici dei pazienti ad alto rischio di psicosi senza diagnosi di ASD, ma rispetto a loro presentano maggiori difficoltà cognitive sociali e relazionali.
E’ inoltre emerso che entrambi i gruppi di pazienti presentano la stessa probabilità di sviluppare una psicosi conclamata, con i rispettivi tassi di conversione: 18,2% per i pazienti CHR con ASD rispetto a 16,8% dei pazienti CHR senza diagnosi di ASD.
Tra i tanti giovani con ASD che hanno sintomi psicotici una larga percentuale non svilupperà mai un episodio psicotico conclamato, ma è necessario prestare attenzione alla comparsa di nuovi sintomi, al peggioramento di sintomi esistenti e al declino funzionale in adolescenza e giovane età adulta.
Questo studio è preliminare ad una più approfondita ricerca epidemiologica, tuttavia evidenzia una serie di connessioni e spunti di riflessione che ispirano una innovativa chiave di lettura sui disturbi psicotici e dello spettro autistico.
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